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Sonno e immunità

Oggi si parla tanto di come irrobustire il sistema immunitario che è l’arma più potente che noi abbiamo contro le infezioni soprattutto quelle virali.
Senza ombra di dubbio l’alimentazione corretta, l’integrazione giusta, la riduzione dei comportamenti sbagliati come il fumo aiutano non poco.
Tuttavia, trovo che c’è un fattore determinante che assicura la buona immunità e la resistenza dell’organismo alle infezioni che non è stato affatto nominato.
Parlo del sonno.

Per capire l’importanza di un atto quotidiano così scontato, bisognerebbe sapere a cosa serve il sonno e che tipo di sonno è realmente salutare.

A questo proposito ci sono numerosi studi di cui contenuto cercherò di riassumere in modo comprensibile.

Prima di tutto bisognerebbe partire dal concetto che il sonno e l’immunità hanno una relazione bidirezionale: l’immunità allertata modifica la struttura del sonno e l’alterazione del sonno modifica l’efficienza immunitaria. I due processi devono essere correttamente sincronizzati per determinare la migliore efficienza immunitaria.

I dati epidemiologici mostrano come il sonno adeguato faciliti la risposta immunitaria alle infezioni e, al contrario, la riduzione del sonno si associ a peggioramento o non guarigione delle malattie infettive. Anche la corretta coordinazione tra periodi di sonno e ciclo circadiano della risposta immunitaria è importante: la risposta immunitaria ha una ciclicità con picco notturno, ed è in questa fase che il sonno esercita la sua azione sinergica.

Quando il sistema circadiano non è allineato, come nei disturbi del sonno, anche il funzionamento del sistema di risposta all’infezione non funziona in modo adeguato.


Cosa succede esattamente durante il sonno?

I primi studi hanno evidenziato come, in caso di deprivazione di sonno, vi sia una diminuzione dell’attività delle cellule “natural killers” (sono i nostri soldati difensori) e la perdita della capacità di sviluppare una adeguata “memoria immunitaria”. Gli studi successivi hanno confermato che una riduzione del tempo di sonno (meno di 6 ore) si associa ad un incremento dei markers dell’infiammazione con aumento dei livelli di interleuchina-6 e altri sostanze pro-infiammatorie, cioè quelle che stimolano l’infiammazione.

Ora che abbiamo capito dove sta il pericolo dell’infezione da Conoravirus (la polmonite interstiziale che porta ad un’insufficienza respiratoria), sappiamo che la causa principale di questa grave condizione è la conseguenza della sovrapproduzione di interleuchina-6 e della successiva “tempesta di citochine” (uno stato di infiammazione generale).

Quindi, normalizzando il ritmo circadiano e la durata del sonno (abbiamo bisogno di 6,5-8 ore ogni notte possibilmente dalle 22.30-23.00) diamo la possibilità al nostro organismo di attivare tutte le “forze armate” di cui dispone e limitare i danni di un’infezione che ha un tasso di contagiosità così elevato.

Leggo nei vostri messaggi ed email che tanti di voi soffrono in questo periodo di una qualità cattiva del sonno. E’ comprensibile: la preoccupazione, l’ansia generata dai mass media, il cambiamento della routine quotidiana, la reclusione forzata dentro le case, etc. generano le alterazioni della struttura del sonno e della sua durata.

Ora capite perché questo fatto va combattuto. Bisognerebbe adottare tutte le misure per ripristinare la normalità e garantire all’organismo le condizioni adeguate. State sicuri, non vi deluderà!

Sono come sempre disponibile per ulteriori informazioni.